Guardandomi da fuori, mi viene da pensare a un vecchio strofinaccio da cucina a cui troppi lavaggi abbiano sottratto la fibra da dentro. Un cencio che giace in un angolo del tavolo, strizzato di vita.
Guardandomi da fuori, mi vengono in mente i burattini di quando andavo in giro con la baracca per le feste di paese e a fine spettacolo li riponevamo in un vecchio baule farcito di polvere. Un baule come una tomba di quei personaggi che fino a un attimo prima erano tutto un guizzo e un salto sulle nostre mani. Ora giacevano svuotati della polpa e dell'anima, accatastati come in una fossa comune dei sogni non realizzati. Li accarezzavo, quei burattini li.
Ed erano ancora caldi di sensazioni in dono e risate regalate.
Anch'io sono ancora calda delle risate che mi capita di elargire per caso o per forza, anch'io sento ancora addosso tutta l'intensità che solitamente anima i miei gesti. Mi sta addosso come una stella che seppure morta faccia ancora molta luce.
Oggi in questo letto sono una stella.
Non cadente, ma ben fissa in cielo, seppure sbrecciata e sbilenca.
Oggi in questo letto chiamo in mio aiuto tutte le costellazioni dell'Universo perché mi ricordino che il mio posto è in alto.
Oggi al cielo io prego di sussurrarmi 'io ti aspetto qui'.
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