sabato 20 maggio 2017

Il mio posto

Quando il male arriva, taglia le gambe. Partendo dai neurotrasmettitori, giù giù fino alle caviglie. Malleoli mozzati, tendini scardinati.

Guardandomi da fuori, mi viene da pensare a un vecchio strofinaccio da cucina a cui troppi lavaggi abbiano sottratto la fibra da dentro. Un cencio che giace in un angolo del tavolo, strizzato di vita.
Guardandomi da fuori, mi vengono in mente i burattini di quando andavo in giro con la baracca per le feste di paese e a fine spettacolo li riponevamo in un vecchio baule farcito di polvere. Un baule come una tomba di quei personaggi che fino a un attimo prima erano tutto un guizzo e un salto sulle nostre mani. Ora giacevano svuotati della polpa e dell'anima, accatastati come in una fossa comune dei sogni non realizzati. Li accarezzavo, quei burattini li.
Ed erano ancora caldi di sensazioni in dono e risate regalate.

Anch'io sono ancora calda delle risate che mi capita di elargire per caso o per forza, anch'io sento ancora addosso tutta l'intensità che solitamente anima i miei gesti. Mi sta addosso come una stella che seppure morta faccia ancora molta luce.

Oggi in questo letto sono una stella.
Non cadente, ma ben fissa in cielo, seppure sbrecciata e sbilenca.
Oggi in questo letto chiamo in mio aiuto tutte le costellazioni dell'Universo perché mi ricordino che il mio posto è in alto.
Oggi al cielo io prego di sussurrarmi 'io ti aspetto qui'.




(L'immagine è tratta dal web e potrebbe essere soggetta a copyright)


giovedì 16 giugno 2016

Chiedi aiuto.

Poi ti dirò.
Poi ti racconterò la mia storia.
Poi rideremo e piangeremo.
Poi ci scherniremo come sempre o non mai.
Poi sarà bello bellissimo passare del tempo assieme, sarà una figata inaudita.
Sarà la neve a ferragosto, una stella alpina nel deserto, l'Amore ai tempi del colera.


Nel frattempo, tu chiedi aiuto.


Non scherzo, non scherzo per niente. Se sei approdato qui perchè in un qualche modo il tema del mal di vivere ha a che fare con te, se hai digitato su Google "Prozac", se hanno postato questo link sulla tua bacheca di Facebook, se ti hanno taggato dovunque comparisse la parola "depressione", non sto a scomodare il mago Otelma: hai bisogno di aiuto. E non te lo posso dare io, non te lo può dare un amico, un libro, un santone nepalese, quella saggia donna di tua zia Abelarda. No, l'aiuto te lo può e te lo deve dare uno specialista serio e qualificato. Poi possiamo darti una mano anch'io, un manuale fai-da-te, un pastore protestante col pallino della pelota basca. Ma dopo.


Prima chiedi aiuto a uno specialista.

E fallo senza giudicarti, fallo e basta. Tu fallo e fallo subito.
Chiedi al tuo medico il nome di
un professionista serio, rivolgiti al servizio pubblico e fatti consigliare.
Ora non è il momento di tergiversare, ora è il momento di mettersi in salvo. Ora è il momento di riconoscere che non stai bene e che hai bisogno di essere sostenuto.


Di depressione si muore. Come per un cancro.
Dalla depressione si guarisce. Come per un cancro.

Non è questione di forza di volontà, non è questione che non sei abbastanza in gamba per farcela da solo. E' questione che è una patologia e, come tale, va affrontata. 
Senza drammi ma seriamente.
E scusami se utilizzo anche toni scherzosi, quando so bene che hai poca voglia di scherzare. Sdrammatizzo, ma non minimizzo.
Hai presente il naufrago che, una volta toccata la terraferma, si volta indietro e ride dell'onda che lo stava uccidendo? Hai presente che ha messo il piede sulla sabbia e lancia segnali agli altri dispersi e per incoraggiarli a raggiungere la spiaggia schernisce la tempesta?

Ecco, così.



Dicevamo (e lo diremo tante, tante volte): chiedi aiuto. 


Poi magari è solo un momento, poi magari ti è morta la cavia da poco e passerà com'è venuto. Ma non sottovalutare mai i sintomi. Se piuttosto che alzarti da letto ti faresti menare da uno squadrone di maori reduci da un addio al celibato, se ogni cosa ti costa una fatica da portuale macedone, se hai perso il gusto di tutto, tu dillo. Dillo se scoppi a piangere improvvisamente e il deposito delle lacrime pare senza fondo, se hai pensieri di morte, se ti senti inutile o finito. Dillo. Senza giudizio ne' diagnosi precotte. Con sincerità e umiltà. 

"Solo i grandi sanno essere umili", mi diceva il mio nonno.      E aveva ragione.



Hai tutto e ti disperi, hai tutto e sei inconsolabile. Hai tutto e niente ti pare abbastanza. 
Cosa ti manca per essere felice? 
La serotonina. Null'altro.



(quando non specificato, le immagini sono tratte dal web. anche lo sfondo del blog lo è. vi chiedo la cortesia di segnalarmi via mail gli autori di cui io non conosca il nome in modo da poterli citare. grazie!)